Alternativa antimurale
- Enrico Avagliano
- 13 mar 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 14 giu
Testo e foto di Enrico Avagliano

Porto o antimurale questo è il problema… Se William Shakespeare fosse stato un pescatore dei giorni nostri, sicuramente avrebbe usato questo soliloquio dinanzi ad uno spot portuale. Ma Shakespeare non è mai stato un pescatore e noi nella maggior parte dei casi, siamo obbligati dalle normative vigenti ad esercitare il nostro hobby preferito all’esterno delle aree portuali. Gli antimurali dei porti sono un abitat ideali per una grande varietà di specie ittiche che in questi luoghi trovano cibo in abbondanza. Affrontando questi ambienti con la tecnica della bolognese e bigattini i nostri avversari saranno le classiche prede del sotto costa, dove saraghi ed orate saranno i padroni di casa accompagnati dalle divertentissime occhiate e dai pesci di tana con la sorpresa spigola sempre dietro l’angolo.

La maggior parte degli antimurali italiani è composta da scogli più o meno comodi con fondali importanti a degradare, sia sabbiosi che ricchi di scogli. Grazie a queste caratteristiche questo tipo di spot garantirà sempre un ottima presenza di prede in tutto l’arco dell’anno. In questi ambienti avremmo l’imbarazzo della scelta sui vari assetti pescanti da utilizzare e saranno proporzionati alle specie ittiche che vorremmo insidiare e alle condizione meteo marine che ci troveremo di fronte. In questo post parleremo dell’approccio in questi ambienti con la tecnica della bolognese. Andremmo a esaminare le diverse condizioni sia light che quelle più impegnative. La bolognese che prediligo per questo genere di spot è senza dubbio una bolognese di lunghezza che oscilli tra i setti e gli otto metri e che abbia una azione “allround” per gestire sia terminali sottili e all’occorrenza faccia sentire i muscoli nelle condizioni più impegnative.

Pesca light
Terminali sottili e bigattini questa è la classica pesca light. L’acqua sarà trasparente e dovremo sfruttare più che mai i cambi di luce e la regola alba-tramonto vale più che in altre situazioni. Come dicevamo in precedenza, il terminale sottile sarà quasi d’obbligo per via della trasparenza dell’acqua e legheremo ami di piccole dimensioni con un ottimo fluorocarbon. La nostra amata allroud la abbineremo ad un ottimo mulinello taglia 2500 imbobbinato con del monofilo dello 0.14. Le prede predominanti con queste condizioni, saranno le vivacissime occhiate e la regina degli arenili sua maestà l’orata. La prima la troveremo nei primissimi strati superficiali e la insidieremo effettuando una pesca a mezz’acqua. L’occhiata è una specie ittica che reagisce bene alla pastura composta da sfarinati e divide molto spesso il territorio con i cefali, anch’esso un pesce che stazione nei primi strati d’acqua. Cefali ed occhiate sono pesci che vivono in branco e se saremo bravi a mantenere il branco nelle vicinanze dei nostri inneschi, il divertimento è assicurato.

La lenza che impiegheremo dovrà essere costruita con pochissimo piombo e ci coaudiuveremo di galleggianti piombati e terminale di oltre il metro di lunghezza. Discorso opposto per la pesca dell’orata. Lo sparide più ricercato dai pescasportivi italiani, ama stazione nelle vicinanze del fondo. I suoi alimenti principali sono senza dubbio i molluschi e gli anellidi. In questi ambienti va alla ricerca delle cozze che gli antimurali dei porti sono ricchi. Non disdegna assolutamente la larva di mosca carnaria e gli amanti della bolognese light amano insidiarla proprio con questa esca. L’amo che impiegheremo per insidiare l’orata deve essere con una curvatura ampia e robusto, per via delle poderose mascelle. La pasturazione la effettueremo con bigattini sfusi o anche di incollato composto da bigattini, se volessimo fare una pesca più ferma sul fondo. La spallinata è d’obbligo. Più aperta se la nostra pasturazione sarà composta da bigattino sfuso e più raccolta se pescheremo con una pasturazione composta da incollato. Il combattimento con un’orata di discrete dimensioni con terminali sottili è la massima espressione del divertimento. Provare per credere.
La pesca hard

Troppo spesso ed erroneamente viene abbinato l’utilizzo del bigattino ai terminali sottili. Ci sono situazioni dove ami generosi, come i terminali che utilizzeremo, saranno indispensabili per portare la nostra preda all’interno del guadino. Mare mosso e schiuma fa spesso rima con Diplodus meglio conosciuto con il nome comune di Sarago. Lo potremmo definire tranquillamente il re della schiuma, dove c’è mare mosso c’è lui. La nostra fedelissima allround si toglie le vesti signorili della pesca light, per raccogliere la sfida del più caparbio degli avversari. Il sarago è un pesce “tosto” mai domo. Appena allamato il suo primo pensiero e di tornare da dove è venuto, cioè gli scogli. In questa tecnica come avrete intuito c’è bisogno di terminali di diametro generoso per evitare che questo avvenga.

Ami generosi che ci diano la possibilità di innescare dai tre ai quattro bigattini, per formare il cosiddetto “ciuffo”. Il galleggiante che utilizzeremo è il classico da mare mosso di forma tonta, chiamato volgarmente “pallina piombata”, con terminale di circa un metro. La pasturazione va effettuata con bigattini sfusi e lanceremo le nostre larve proprio dove l’onda si infrangerà sotto ai nostri piedi, sfruttando a nostro favore la risacca che si creerà. Grazie alla forza dell’onda si creerà una corrente ad uscire. Sarà nostro dovere concedere filo e far fare delle vere e proprie passate verso il largo al nostro galleggiante. Le mangiate arriveranno spesso in un determinato punto dato che li si concentrerà la scia dei nostri bigattini. Il combattimento con esemplari di buone dimensioni sarà adrenalina allo stato puro. Il consiglio è di coadiuvarsi di un guadino ampio a maglie larghe e abbastanza lungo.