Feeder “Al traliccio”
- Enrico Avagliano
- 21 mag 2024
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 14 giu
Testo e foto di Francesco Benedetti

L’orologio della macchina segna quasi le ore sette mentre Robert Plant urla che sta impazzendo e subito dopo Jimmy Page inizia un fantastico assolo di chitarra; tutto questo mentre sto attraversando il ponte sulla SR82 ed ora la vista del Fiume all’alba mi fa gasare ancora di più! Ho percorso quasi 130 km per essere qui ma la voglia di arrivare ed iniziare subito a pescare come sempre è tanta. Chissà se sarò io oggi a suonarle ai pesci oppure le prenderò come sta facendo la batteria di John Bonham? A fatica rallento, ed ancor più faticosamente abbasso lo stereo; fra poco imboccherò la stradina che mi porterà a destinazione e tutto questo frastuono striderebbe troppo con il tranquillo paesaggio circostante. Un fagiano maschio quasi spavaldo sembra volermi sbarrare la strada, poi si defila. Con attenzione percorro gli ultimi metri di strada e sono alla casa diroccata dove parcheggio. Dalla posizione dominante mi accorgo ancora una volta di quanto questo posto sia fantastico! Siamo in una riserva naturale: Il fiume si allarga e scorre quasi placido: il Liri ha da poco ricevuto le acque del Sacco ed inizia a formare il bacino di S. Giovanni Incarico per poi scorrere verso Sud-Est: sono arrivato “al traliccio“!
Fra le probabili etimologie per il nome Liri sembra vi sia la locuzione indoeuropea corrispondente a “solco” con probabile riferimento alla sua portata d’acqua tale anche da intenderlo come un confine o delimitazione; vi è poi l’accostamento ad un termine preromano “Liri” indicante acqua melmosa-fango.

Si ipotizza l’etimo anche dal latino “Viridis” (verde), con chiaro riferimento al colore delle sue acque; menzione che ritroviamo sin dal medioevo ed anche quando Dante ci parla di “Manfredi di Sicilia” ponendolo nel Purgatorio. Su una cosa sicuramente saremo tutti d’accordo: passare qualche ora in riva a questo magnifico corso d’acqua, magari praticando il nostro sport preferito, avrà un effetto terapeutico sul nostro animo.
Lo spot in questione è denominato “il traliccio” per la presenza di un traliccio dell’alta tensione, che però non risulta essere pericoloso per l’esercizio della pesca, ma sempre meglio essere prudenti. Siamo all’interno della riserva naturale “Antiche Città di Fregellae e Fabrateria Nova e del Lago di San Giovanni Incarico” un'area dove la natura ed i resti del passato sono protetti. Siamo fra i comuni di Ceprano, Falvaterra, Arce e San Giovanni Incarico, in provincia di Frosinone. La Riserva è stata istituita nel 1997 ed il suo territorio si estende lungo le sponde del lago di San Giovanni Incarico e d'Isoletta d'Arce; dentro i suoi confini ricadono anche due aree archeologiche; gli scavi della città di Fregellae e i resti di Fabrateria Nova. Non lontano da qui nel 1994 sono stati rinvenuti i resti (parte del cranio) di un ominide di circa quattrocentomila anni fa, noto come “Argil l’uomo di Ceprano”. Il lago è un'area di sosta per uccelli migratori e nel 2008 è stata avvistato addirittura un esemplare di lontra adulta. Non è difficile avvistare fauna selvatica ed in particolare uccelli durante il tragitto all’interno della riserva o mentre siamo a pesca.

L’invaso fu creato artificialmente nel 1925 sbarrando il fiume Liri per l'utilizzo idroelettrico delle sue acque con la costruzione della diga di Pontefiume. La popolazione ittica è molto varia e comprende principalmente: cavedano, alborella, carpa, tinca, carassio, scardola, persico-trota, persico-sole e persino savetta.
Indicazioni stradali: Sia per chi viene da Nord che per chi viene da Sud il punto di riferimento per sfidare i pesci del Liri in questo itinerario è il casello di Ceprano sull’A1; dal casello il navigatore suggerisce due strade, io preferisco passare per il Centro di Ceprano e subito dopo la chiesa di S. Maria Maggiore attraversato il ponte sul Liri girare a destra per la SR82 seguendo le indicazioni per San Giovanni Incarico; dopo circa 4 km all’altezza di Isoletta d’Arce tirare dritto passando sotto al Tunnel che conduce ad un altro ponte che scavalca il fiume. Superato questo ponte si prosegue per altri 600 metri e dopo il benzinaio si gira poi a sinistra, seguendo le indicazioni per area verde Punto Lago. Punto Lago è una bellissima area sul lago, attrezzata anche per camper, dove ci sono sevizi e buona ristorazione, sicuramente ci sarà occasione di parlare anche di questa splendida realtà sul lago, dove si può anche pescare e dove, potremo fermarci al ritorno per una pausa ristoratrice prima di ripartire. La strada percorsi poche centinaia di metri costeggia l’invaso e si inoltra nella campagna; percorrendola fino alla fine incontreremo una casa diroccata dove parcheggiare.

Cerchiamo di limitare un l’attrezzatura allo stretto necessario ed eventualmente preferiamo un leggera sedia al panchetto perché la postazione che si vede in foto dista circa 150 metri dal parcheggio, e non è possibile percorrere i tratti sterrati con l’auto. Altra raccomandazione importante è portare sempre un ombrellone ed acqua a sufficienza nella stagione calda poiché la maggior parte delle poste sono particolarmente esposte al sole. Un repellente per gli insetti può rivelarsi utile nei mesi estivi. Negli ultimi anni, in particolare da quando si gareggia sul Sacco a Falvaterra, questo campo gara è caduto nel dimenticatoio e spesso, nella bella stagione, erba alta e qualche rovo vanno messi in preventivo, ma la presenza di pesce nelle ultime due volte nelle quali mi sono recato a pesca qui mi ha sorpreso piacevolmente. Nei primi 15m troveremo 4,5m circa di profondità con alcuni dislivelli. Da tenere presente poi l’influenza della diga sull’andamento della corrente e dunque sull’attività stessa dei pesci. Potrà infatti capitare che la corrente si fermi ed a tratti sembrerà quasi che il fiume scorra al contrario. Sicuramente è il momento di smettere di pasturare ed eventualmente sostituire il feeder con un piombo per evitare di disperdere esche a casaccio; potremo casomai eseguire anche qualche lancio leggermente a monte. Viceversa, all’aumentare della corrente ci appesantiremo.

Il target di una pescata a feeder “al traliccio“ sono le sue divertenti carpe ed i suoi furbi cavedani, ma può capitare di allamare anche delle savette; un pesce molto divertente da pescare ed ormai raro, almeno nel centro Italia. Probabilmente la ricerca di questi pesci dalla particolare conformazione dell’apparato boccale e la cui pesca impone ami piccoli rispetto alla taglia dei pesci meriterebbe un discorso a parte. Ovviamente l’approccio alla pesca è dettato anche dalla stagione oltre che da quello che vogliamo fare. A partire dalla primavera si può decidere di prendere un po’tutto quello che passa con approcci un po’meno selettivi nei confronti del pesce di taglia e dunque maggot feeders, gabbiette, open end; un’alternativa può essere il pellet feeder ed incollato, indirizzandoci verso cavedani di taglia e magari carpe; con l’inoltrarsi della stagione calda potremo optare anche per il method (scelta che ho fatto io) dedicandoci principalmente alle carpe, in buon numero ma non di taglia. I cavedani, ai quali potremmo decidere di dedicare le nostre attenzioni anche nei mesi più freddi se il fiume rimane pescabile, rispondono bene al bigattino sfuso ed in colla, e dunque a pasturatori a gabbia o comunque aperti, ma anche come già detto “pellet feeder” da caricare con bigattino in colla, oltre che ai vari maggot feeders. Ben inteso che mirando agli uni sarà sempre possibile ritrovarsi in canna le altre e viceversa. Tante possibilità dunque! Canne in ogni caso corte: si potrebbero usare anche 10 piedi dedicandosi alla pesca marginale, ma le 11 hanno quantomeno il vantaggio di aiutarci a controllare meglio i tentativi di fuga delle prede più belle, in particolare quando cercano rifugio nei punti del sottosponda più infrascati o in corrispondenza delle cannucce consentendoci di tenerle meglio a distanza da questi punti, che poi sono anche le zone migliori dove lanciare per chi vuole dedicarsi ai margini.

Alcune delle postazioni poi sono letteralmente piccoli spazi aperti fra le “cannuccette” lungo la sponda e dunque una canna dal calcio corto che non ci ostacola mentre seguiamo le fughe di un pesce è molto utile.
Proprio il fatto che un tempo questa zona era nota per la massiccia presenza di alborelle, pesce sul quale spesso si impostavano le gare al colpo, nella bella stagione esche selettive sono la regola, soprattutto se si punta a qualche carpa. Infatti, anche se la presenza di minutaglia famelica e “pesci di disturbo” sembra in calo, ricordo ancora le tantissime fameliche alborelle e non era infrequente trovarsele infilate per la testa nei buchi delle gabbiette o open end dopo il recupero! A seconda dell’approccio spazio dunque al mais, alle miniboiles ed alle varie pellet da innesco o bandum nella bella stagione. Anche le savette, per esempio, rispondono al richiamo della pastura e l’innesco per tentarle se ci accorgiamo di “averle sotto” mentre stiamo pescando a method è sicuramente il bigattino morto, riducendo ovviamente tutto il set up. Largo al bigattino invece dall’autunno inoltrato fino alla primavera. Come già sottolineato qui rende anche la pesca molto corta in particolare quando ci si viene a trovare in corrispondenza dei tratti con le cannucce sulla sponda; se scegliamo questo approccio per le carpe ricordiamoci che è opportuno avere canne non troppo morbide ed in bobina un filo non troppo fino, indicativamente uno 0.25, poiché tutto il sistema sarà messo a dura prova dalle fughe dei pesci e con pochissima lenza “fuori”.

A seconda dell’approccio scelto è possibile stare in pesca a method anche con un finale dello 0.20, avendo cura di scegliere fili non troppo rigidi. Decisamente meno dure le canne e tutto il “set up” che si userà rivolgendosi ai cavedani, pesci che generalmente richiedono una presentazione dell’esca curata e “credibile” ma proprio per questo ritrovarsene in canna uno importante appeso ad un finale leggero in una lotta dall’esito mai scontato sarà l’emozione che ci scalderà il cuore dopo una lunga attesa in inverno! A tal proposito ricordo che il più “grasso” in un febbraio di qualche anno fa cadde su un bel chicco di mais, del quale sono solito aggiungere una manciatina al mio bigattino incollato, insieme a qualche piccola pellet, cosa che ci consente anche di poter alternare l’innesco; stratagemma che sembra dare i suoi frutti quando siamo alle prese con questi volponi golosi dagli occhi gialli.
Per recarsi a pesca in questo itinerario occorre avere il tesserino segna catture regionale, ovviamente conviene sempre informarsi prima di recarsi a pesca. Ricordiamoci poi di rilasciare immediatamente in acqua le catture senza metterle in nassa poiché ci troviamo in una zona di pesca NO-KILL, dettame ancor più valido considerando il fatto che abbiamo a che fare con un ambiente che spesso si confronta con l’inquinamento dovuto principalmente dall’impatto negativo che le acque del maltrattato Sacco, tributario del Liri poco a monte, hanno su questo ecosistema bello, ma fragile. Non mi resta che augurarvi buon divertimento “al traliccio“!