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Iniziare con la mosca giusta

Aggiornamento: 14 giu

Testo di Francesco D’Archivio, foto di Francesco D’Archivio e Roberto Brenda

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Una fredda e umida ultima domenica di febbraio del 2003: la mia prima apertura di pesca alla trota con la tecnica della pesca a mosca. Tanti bei ricordi mi tornano alla mente di quella domenica: quasi incredulo, sotto gli occhi stupiti di mio padre, presi la mia prima trota in torrente e con una mosca costruita da me. Un ragazzo di quindici anni alla sua prima esperienza in acque libere. Tale era l’emozione che passai la sera prima ad aprire e chiudere le scatole delle mosche per controllare che fossero tutte al loro posto.

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Due scatole di legno farcite delle mie prime mosche, nel gilet qualche rocchetto di filo, pinze, un tagliafilo, nella borsa una canna e un mulinello. Quella sera non riuscii a chiudere occhio tanta era l’adrenalina per la pescata dell'indomani. Mi preparavo da mesi per quell’evento: qualche uscita in lago, le prime piume girate su un amo, i consigli di un amico più esperto, eppure la cosa che non mi fece prendere sonno era l'incertezza. Cosa avrei dovuto usare, e come, per poter avere la meglio su qualche trota?

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Questo articolo punta a togliere qualche piccolo dubbio a coloro che si trovano nella stessa condizione di quel ragazzo di quindici anni, una piccola guida per chi per la prima volta si troverà ad affrontare l’apertura della pesca alla trota con la canna da mosca, che sia in un piccolo torrente di montagna, in un fiume di fondovalle o in una risorgiva.

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Con il passare degli anni quelle due scatole sono diventate sempre più piene e da due passarono a sei: un’infinità di mosche per affrontare una singola giornata, fino a quando, con l’esperienza, non sono arrivato alla conclusione che sarebbe bastata una scatolina con una manciata di imitazioni per coprire quasi tutte le situazioni che avrei potuto incontrare. Le acque da salmonidi ad inizio stagione sono sempre un’incognita, trovare un torrente con i livelli giusti e acqua pulita diventa una variabile delle volte affidata al caso. I fiumi di fondovalle potrebbero avere lo stesso problema dei torrenti ma con una maggiore difficoltà di pesca data la probabile acqua alta. L'unica soluzione in caso di tanta pioggia nei giorni precedenti l’apertura è dirigersi in quelle acque chiamate risorgive, caratterizzate da un livello più costante dell’acqua, che subiscono meno l’influenza delle precipitazioni. Qualunque sia la destinazione scelta, vedremo quali possono essere le imitazioni essenziali senza appesantire il gilet di infinite varianti, ma portando con sé una selezione di mosche che possono essere efficaci in ogni situazione ci si ponga di fronte.

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Quando si parla di pesca a mosca, la conoscenza degli insetti ricopre un ruolo importante. Per quanto mi riguarda ciò non vuol dire memorizzare il nome di ogni specie, anche se conoscerli non è certo privo di utilità. La cosa importante è imparare ad osservare cosa succede intorno a noi quando siamo in riva al fiume: il comportamento degli insetti, i colori, le dimensioni e, infine, il comportamento dei pesci. Nei mesi di febbraio, marzo ed aprile l'attività degli insetti sarà concentrata nelle ore centrali della giornata. Nel caso in cui il cielo fosse coperto, un eventuale schiarita, unitamente all'umidità tipica dell'inverno, creerebbe le condizioni ideali per l’attività degli insetti e le schiuse saranno numerose.

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Le principali famiglie di insetti che interessano il pescatore a mosca e che sarebbe meglio saper riconoscere sono tre: Efemerotteri, Tricotteri e Plecotteri. Nel giorno dell’apertura saranno soprattutto Efemerotteri e Plecotteri i protagonisti delle schiuse, mentre i Tricotteri li potremo incontrare più avanti nella stagione, con l’innalzamento delle temperature. La pesca a mosca è costituita da un insieme di tecniche atte a presentare l’esca nei diversi strati d’acqua dove il pesce trova il suo nutrimento. Per questo motivo non ci soffermeremo solo su imitazioni galleggianti di insetti adulti, ma anche, visto l’importanza che ricoprono soprattutto in questa fase dell’anno, sugli stadi precedenti, ovvero le ninfe e le larve, che dovranno essere quindi adoperate con la tecnica della pesca a ninfa. Gli insetti acquatici summenzionati, prima di volare e procedere all’accoppiamento, fase che per alcune specie dura addirittura solo poche ore, trascorrono la maggior parte della loro vita in acqua, aggrappati ad una roccia, un ramo o su di una pianta aspettando la maturità per trasformarsi e mutare in insetto alato. Ed è proprio in questo momento che entrano in gioco le ninfe e le sommerse, che ci permetteranno di pescare anche quando l’attività in superficie è limitata a finestre molto strette durante la giornata, come il giorno dell’apertura. E’ indubbio che improntare la giornata di pesca adeguando l’attrezzatura utilizzata alla tecnica che si andrà ad usare sarà la scelta migliore.

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Tuttavia, in giornate particolari come il giorno dell’apertura, in cui di fatto si hanno poche certezze circa le condizioni dei fiumi e la predisposizione dei pesci a salire a galla per ghermire una secca, scegliere un’attrezzatura che ci permetta di passare velocemente da un approccio con la ninfa alla pesca a secca nelle ore centrali della giornata, modificando solo il finale, può rivelarsi un compromesso facile e anche producente. Personalmente scelgo una 9 piedi coda 3/4 in modo da poter cambiare spesso tra la secca, la sommersa e la ninfa.



 
 
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