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La plastica in mare vista dallo spazio

Aggiornamento: 14 giu

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Per sei anni i ricercatori hanno analizzato - grazie a supercomputer e algoritmi avanzati - 300mila immagini del Mediterraneo, a una risoluzione spaziale di dieci metri, scattate ogni tre giorni dai satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus, e hanno individuato migliaia di strisce di rifiuti plastici, lunghe anche diversi chilometri. I dati raccolti hanno permesso di creare la mappa più completa mai realizzata nel Mare Nostrum dell'inquinamento da rifiuti marini galleggianti.

Lo studio, finanziato dall'Agenzia Spaziale Europea e pubblicato su Nature Communications, ha coinvolto istituti di sei Paesi, tra cui quello di Scienze Marine del Cnr di Lerici, evidenziando come questi accumuli si formino soprattutto dopo i temporali e la conseguente immissione di rifiuti terrestri portati dai fiumi. Una situazione che si riscontra anche nel Mar Ligure, ad esempio alla foce del Magra.

I satelliti utilizzati per le osservazioni non sono specificamente studiati per identificare la plastica: la capacità di rilevarla sarebbe migliore se si mandassero in orbita tecnologie di osservazione dedicate. Ma già così è possibile monitorare nel tempo questo tipo di inquinamento e l'efficacia delle strategie messe in campo dai vari Stati per contenerlo.

Intanto a Lerici si studia anche la plastica che è sprofondata sui fondali, per capire quanta è, se si degrada e quanto tempo può impiegare a farlo.

Nel servizio, l'intervista a Giuseppe Suaria, ricercatore dell'Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ismar) di Lerici

Fonte Rainews

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