Le breme del lago del Turano
- La Redazione
- 6 mar 2024
- Tempo di lettura: 9 min
Aggiornamento: 14 giu
Testo e foto di Francesco Benedetti

Il Lago del Turano è un bacino di origine artificiale che fu realizzato nel 1939 sbarrando il corso del Fiume omonimo, con la costruzione di una diga nei pressi dell'abitato di Posticciola e di Stipes a 536 m sul livello del mare per produrre energia idroelettrica ed evitare che le piene del fiume inondassero la Piana di Rieti.Questo Bacino è collegato da una galleria sotterranea lunga 9 km al Lago del Salto con il quale alimenta la centrale idroelettrica di Cotilia (situata a Città ducale). Il lago è lungo una decina di chilometri ed ha un perimetro di circa 36 km, si distende ai piedi del monte Navegna, una riserva naturale coperta di boschi e nelle sue limpide acque si specchiano antichi paesi e castelli .
A circa metà del lago sorgono, quasi a fronteggiarsi l’un l’altro, i due centri abitati di Colle di Tora e di Castel di Tora, il primo su una penisola e l'altro su un cucuzzolo roccioso; i loro nomi furono cambiati nel 1864 a ricordo dell'antica città sabina di Tora. Gli altri paesi che si affacciano sul lago sono Ascrea e Paganico Sabino. Per chi viene da Roma il punto di riferimento per raggiungere questo invaso è il Casello di Carsoli dell'autostrada Roma-l'Aquila(A24), uscendo dalla quale si prosegue sulla via Turanense in direzione di Castel di Tora sino ad arrivare a costeggiare il lago.

Lo spot è ben popolato da cavedani, carpe, scardole, breme, tinche, carassi, persici trota e reali, lucci e anguille, sporadiche trote lacustri, aspi ed anche, seppur ormai molto rare, savette ed alborelle.
Generalmente il periodo migliore dal punto di vista della pesca è quello che va da Aprile ad Ottobre, anche se per i cavedani si preferiscono i mesi invernali; occorre poi tenere a mente l’eventuale presenza di bagnanti nel periodo estivo. Abbiamo approfittato di una tiepida giornata invernale per confrontarci con i numerosi pesci che popolano questo lago.

Ai “Giallorossi” in ZPCS
Per chi viene dal Casello di Carsoli percorrendo la Turanense occorre fare circa 18 km e fermarsi poco dopo aver superato il “Miralago”, troveremo uno slargo alla nostra sinistra con dei cartelli e dei cassonetti (ricordiamoci di utilizzarli a fine giornata ovviamente). Libretto segna catture e tessera FIPSAS e saremo a posto. Ricordo comunque che per ogni informazione possiamo fare riferimento a Mirko Antonelli del centro pesca Turano 3393190264.
La Tecnica
Pescando al di fuori delle competizioni e rivolgendo le nostre attenzioni principalmente alle Bremes, che sono ormai una delle specie predominanti, la tecnica migliore è quella del feeder, utilizzando un “method” sufficientemente pesante da “volare” bene ed affondare rapidamente, evitando di disperdere il nostro carico a mezz’acqua.
La distanza di pesca varia sia dal punto del lago che si sceglie sia dal livello stesso del’invaso; nel periodo al quale si riferiscono le immagini il livello era basso e c’era tantissimo spazio per pescare.
Tanto fondo, meglio andare subito giù..
Il fondo in questo invaso si presenta generalmente alto sin da subito ed anche scegliendo di pescare abbastanza “fuori” sondando fino a 40 metri (dove avevo circa 8 mt d’acqua) non sono riuscito a trovare un punto nel quale il fondo ripianasse o smettesse di digradare.

Visto anche il vento trasversale, per non rischiare di pormi un target troppo impegnativo e quindi per non rischiare di andare in difficoltà con l’attrezzo che usavo in caso di aumento o cambio di direzione del vento, ho deciso di “fare il fondo” a quaranta metri. Per questa situazione di pesca ci servono attrezzi precisi nel lancio ed in grado si arrivare bene e con prontezza sulla mangiata. Allo stesso tempo una canna troppo “dura “non andrebbe d’accordo con il recupero di una grossa breme che scuote il capo a 40 metri da noi nel tentativo di slamarsi e quindi un compromesso è la cosa ideale. Alla canna, nella circostanza una dodici piedi, accoppieremo ovviamente un mulinello. Entro certe distanze non si rende ancora necessario l’impiego di braided in bobina ma il nylon che sceglieremo deve comunque avere le caratteristiche tipiche dei monofili “da feeder”, elasticità controllata ossia ridotto allungamento(low stretch, ci consentirà di percepire con sufficiente nitidezza le mangiate sul Tip nonostante la distanza) e resistenza all’abrasione, oltre che avere una propensione all’affondamento; caratteristiche che ho trovato nel Feeder Concept Distance Black, nylon del quale ho scelto il diametro 022.

Per la fase di “prebaiting” o pasturazione iniziale mi sono affidato ad un pasturatore da “distanza “ma molto chiuso e sufficientemente pesante (almeno 40 grammi ) come si può vedere in foto. Questi feeders hanno il piombo alla base e volano via con precisione scendendo poi rapidamente sul fondo senza perdere il carico nella calata vista anche la forma con poche aperture ma non creano problemi nella successiva fase di svuotamento quando andiamo a richiamarlo dal fondo in quanto l’apertura alla base è molto ampia ed alcuni hanno addirittura il corpo svasato che accentua questa caratteristica. Pasturatori di queste forme tendono anche ad aggallare prima durante il recupero rispetto a forme più aperte, fattore da non trascurare nella circostanza. Se non si dovesse avere nella sacca un feeder come quello appena descritto si potrà sempre “chiudere” un qualsiasi pasturatore da distanza (meglio un distance-cage per l’ampia apertura alla base) con del nastro da elettricista. La fase di pesca ci vedrà adottare dei method da almeno 40, meglio se 45 grammi in modo da raggiungere senza difficoltà il target prefissato e portare giù con sicurezza il nostro carico abbastanza rapidamente.

Ovvio che ci occorrerà affidarci ad uno sfarinato da method sufficientemente legante altrimenti quanto detto finora sarà inutile. Personalmente mi sono affidato alla Marine Halibut method mix di Dynamite Baits, una pastura che uso da tempo e che lavora molto bene in queste situazioni , nella circostanza mirando alle Bremes, si può integrare anche con un pò di Dynamite Betaine Green ; le Bremes gradiscono molto la Betaina . Bagniamo anche delle pellet per incrementare il potere attrattivo, sempre alla Betaina da 3 mm, andranno veicolate principalmente nella fase iniziale di pasturazione insieme al mais ed a pellet da innesco spezzettate e piccole mini boiles divise, quando il fondo tende a digradare divido sempre le esche sferiche per evitare che possano scivolare giù.

Esche e ami
Per quello che concerne le esche, quelle che possono interessare le nostre amiche Bremes con questa tecnica sono molteplici. Piccole bandum-pellet affondanti, nuggets, piccole boiles (7-9-10 mm) vermi di terra ed anche il granturco, avendo l’accortezza di scegliere i chicchi più tosti del barattolo .

Poiché andranno pressati nella palla di method; questa è un’esca che porto sempre con me e che nella circostanza è risultata veramente gradita ai pesci. Pescando questi pesci occorre sempre orientarsi verso ami non troppo grandi e con una punta molto buona, infatti hanno una certa tendenza a slamarsi scuotendo la testa a destra e sinistra una volta allamate, come si può oggi facilmente vedere nei molti filmati “underwater “.

L’amo ovviamente andrà scelto in base all’innesco e, nel caso si riscontrino difficoltà ad allamare i pesci, verificare la punta e provare a ridurre dimensione dell’innesco e di conseguenza dell’amo. Ho confezionato terminale con dell’ottimo nylon, 016.2 della Feeder Concept, un diametro sufficiente a tenere i pesci più grandi ma che mantiene una certa morbidezza che non guasta mai anche in questa tecnica considerando che, se siamo in presenza di un hair rig, anche il Capello (la porzione di filo fra l’amo e l’esca) sarà fatto di nylon. Molto utile in questo approccio arrivare sul posto di pesca ed avere già una serie di finali pronti, si risparmia molto tempo. Poi nel corso della sessione, capendo quale esca e quindi quale sistema di innesco funziona meglio, si può sempre preparare qualche finale di scorta sul posto, senza magari distrarsi troppo. Principalmente anelli per le pellet, baionette per le miniboiles e quickstops per il mais. Il verme, molto gradito anche agli esemplari di taglia maggiore, si innesca “sull’amo” e deve rimanere esterno alla palla di method senza essere schiacciato in essa...

Measuring banksticks
Ebbi il piacere di partecipare al campionato Italiano Feeder 2011 la cui seconda fase si svolse sul Tevere a Montemolino e fu considerato in effetti un banco prova per il mondiale Feeder che di li a poco si sarebbe disputato proprio su quel campo gara. All’epoca dei fatti prodigo di Cavedani ma anche Carpe e Carassi, questi ultimi da cercare a ridosso della sponda opposta. Quel mondiale, se non vado errato fu una delle prime volte che si videro utilizzare in maniera massiccia questi picchetti. In sostanza attingendo poi anche dall’esperienza dei concorrenti stranieri la maggior parte degli agonisti si rese conto che un sistema di “misurazione della distanza di pesca” semplice ed accurato allo stesso tempo come questo ci permette veramente di affrontare con facilità e precisione la pesca a feeder, in particolare quella a distanza.

Questo attrezzo consta di due paletti ed è completato da un cordoncino (generalmente di tre metri) dove a volte sono inseriti anche dei “segna-lunghezza” scorrevoli per le misure intermedie. In sostanza una volta piantati i paletti nel terreno mantenendo disteso il cordino sapremo che la distanza fra i due è di tre metri. A questo punto, dopo aver sondato il fondo e scelto dove pescare bloccheremo il filo sulla clip del mulinello alla distanza scelta e recupereremo la lenza, poi infileremo il feeder in uno dei due paletti ed avvolgeremo la lenza madre attorno agli stessi fino ad arrestarci una volta raggiunto il punto in cui la lenza è bloccata nella clip. La distanza viene stanza calcolata in base ai giri effettuati ( se i paletti “sono a tre metri” ed abbiamo fatto 13 volte la distanza fra un paletto e l’altro saremo a 39 metri etc etc).Tutto questo ci consente non solo di sapere con precisione a quanti metri di distanza stiamo pescando ma anche di poter montare una seconda canna alla medesima distanza etc.
“Clippatura”

Ci sono essenzialmente due modi di clippare la lenza. Passando il filo sotto alla clip (la uso con pesci di taglia quando potrebbe essere necessario “sclippare” all’improvviso per cedere ulteriore filo).
Passando il filo tutto intorno alla clip girando in senso antiorario (è il sistema che adotto con pesci di media taglia come in questo caso si ha una tenuta migliore nel lancio , laddove difficilmente il filo si sclipperà nella sua fuoriuscita ma, al contrario del sistema precedente, sarà anche più difficile “sclippare” rapidamente quando saremo in pesca e si renderà necessario.
L’azione di pesca

Montato la postazione occorre scegliere la distanza di pesca. Se non si hanno esperienze recenti del posto e quindi non si sa a che distanza tendono a stazionare i pesci conviene andare un po’ per tentativi. In questo caso andando incontro ai periodi più rigidi ho deciso di pescare abbastanza fuori ma viceversa alla fine della primavera mi era capitato di “trovarle” con diciotto metri di lenza fuori. Attenzione poi alle eventuali false mangiate, se si susseguono potrebbero essere line-bites , le cosiddette mangiate sul filo ; così gli inglesi chiamano le botte provocate dalle Bremes che urtano il filo nutrendosi sul fondo . Chiunque abbia visto un banco di questi pesci alimentarsi sul fondo capirà meglio ma, a seconda di come degrada il fondo, è indubbio che usando un filo affondante ed un peso non trascurabile la madrelenza, almeno nei pressi del feeder, sarà sul fondo e le “botte sul filo” probabilmente saranno provocate da pesci che stazionano qualche metro prima di dove stiamo pescando. Questi pesci poi sono noti per essere ricoperti di muco, trovare questo muco sulla lenza è un altro segnale da poter interpretare. La lenza và clippata prima di iniziare la pasturazione iniziale e poi occorre montare il feeder per la pasturazione; una volta fatti una decina di scarichi di pastura carica di quanto detto in precedenza sul fondo si monta in lenza il method al posto del pasturatore.

Un corto finale, indicativamente dello 016 e siamo pronti per innescare. Cerchiamo sempre di verificare bene la tenuta dell’impasto sul method nei primi lanci. Il tutto deve arrivare integro sul fondo. Una volta in pesca occorre valutare i tempi di attesa e stabilire quindi quanto occorre “tenere” giù in assenza di segnali prima di recuperare. Con il set up descritto le bremes dovrebbero allamarsi bene ma nel caso occorre verificare la punta dell’amo, eventualmente sostituirlo o provare a ridurne la dimensione; anche ridurre la dimensione dell’innesco (che deve sempre essere proporzionato all’amo) può essere una strada da percorrere. Il recupero di questi pesci deve essere sempre accorto e và effettuato con una certa cautela poiché hanno essi stessi una certa tendenza a slamarsi; l’unico appunto semmai è allontanarle abbastanza celermente del resto del branco una volta allamate per evitare che dibattendosi mettano in allarme il resto dei pesci ed alzarle un po’ dal fondo nelle fasi iniziali del recupero per evitare eventuali incagli. Dare delle Pellet piccole in pastura durante l’azione di pesca con il method contribuisce a tenere alimentato quanto basta lo Spot, soprattutto se il fondo iniziale è stato fatto bene.

Nelle foto si può vedere il caricamento dello stampo del method prima con pastura e poi con un po’ di Pellet che verranno a trovarsi poi nella parte inferiore della palla di method. Se capita di avere all’inizio alcune mangiate in sequenza e poi un brusco calo dell’attività dei pesci potrebbe dipendere dal fatto che il “fondo” fatto inizialmente non è stato sufficiente a trattenere in pastura il branco dei pesci. A questo punto non resta che armarsi nuovamente di open end e fare qualche scarico di pastura come all’inizio.
Pescando in questo invaso capita sovente di avere a che fare con il vento. La cosa migliore generalmente è posizionarsi col vento alle spalle, per quanto possibile. Se parliamo di forti folate di vento laterali, per continuare a raggiungere con precisione il punto dove stiamo pescando di solito sarà opportuno aumentare leggermente il peso del feeder. Posizionare la canna con la vetta quasi al livello dell’acqua aiuta molto a non subire il disturbo delle folate di vento sul tip.
La Nassa “di carta”

Ovviamente non si tratta di una rete di carta ma di un block notes da usare in sostituzione della rete per segnarvi le catture e tenere una cronologia di quanto accade quando siamo seduti sul panchetto; è un ottimo sistema non solo per renderci conto di quanto accade nella sessione di pesca, pesci presi magari incolonnandoli per specie ma anche per prendere nota dell’effettiva distanza di pesca, segnare appunti sugli inneschi e sulle modifiche che apportiamo alla lenza. Il tutto senza costringere i pesci a stare chiusi in una nassa. Un piccolo espediente ma un grande segno di rispetto verso questi delicati pesci e che ci consentirà di tornare a casa ugualmente appagati.