Muggini & Co
- Enrico Avagliano

- 8 lug 2024
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 14 giu
Testo e foto Francesco Benedetti

Una delle prede più comuni dei pescatori che frequentano spot come le foci, i porti e le coste italiane, scogliere comprese, è il cefalo. Si tratta di una specie eurialina, che sopporta molto bene anche importanti variazioni di salinità, per cui possiamo trovarla nei fiumi anche a molti chilometri dal mare. Croce e delizia dei pescasportivi il cefalo, o muggine, si prodiga in vigorose fughe una volta allamato e questo fa sì che sia uno dei pesci che maggiormente viene insidiato con le tecniche più disparate: ci potrà capitare infatti di vederlo pescare a bolognese, con la canna fissa, a roubasienne, ma anche a mosca a fondo ed a feeder. Proprio di quest’ultima tecnica vorrei parlarvi, poiché è quella che pratico quasi esclusivamente e che, con gli opportuni aggiustamenti, risulta molto valida anche nei confronti di questo avversario. Essendo il muggine molto attratto dalla pastura, sarà proprio quest’ultima l’arma vincente per divertirsi con questo pinnuto. Solitamente una preda non facile da ingannare, in presenza di pasturazione il cefalo perde la propria diffidenza. Montando un method sulla nostra lenza potremo dedicargli qualche ora di pesca magari durante le ferie o in vacanza e senza bisogno di sovraccaricarci la macchina di attrezzature. Saranno infatti necessari una sedia da feeder magari con qualche accessorio (non indispensabile), una canna con mulinello, un guadino ed una manciata di feeder. Un porticciolo, un antemurale in un giorno di mare piatto, un fiume verso la foce oppure un canale salmastro saranno i luoghi da preferire ma si possono fare ottime catture anche dalla scogliera e dalla spiaggia vista la vastità di ambienti frequentati da questi pesci, a patto di scegliere una giornata con mare calmo. La taglia delle prede in questa

variante della pesca a feeder varia da pochi grammi a diversi chilogrammi, e chi conosce la forza che esse sprigionano una volta allamate sa’ a cosa saranno sottoposte le attrezzature. Spesso poi per il loro modo di aggredire pastura ed esca capita che si pungano al di fuori dell’apparato boccale, sul corpo, ed anche in questi casi avremo partenze “a razzo”, con dure battaglie per averne ragione; i suoi salti fuori dall’acqua metteranno a dura prova l’attrezzatura! Parlando di pesci che possono anche avere interesse a fini culinari (per esempio il cefalo dorato), occorre ricordare che in passato spesso veniva insidiato con tecniche poco sportivo che inevitabilmente finivano per lasciare in acqua numerosi pesci feriti in malo modo e quindi condannati inutilmente a morire, come ad esempio la pesca a strappo oppure i vari “pupazzi di pastura” riempiti di ami. Mi preme sottolineare che questa tecnica potrebbe consentire numerose catture e che quindi sta al buonsenso di noi pescasportivi non eccedere nel caso si decida di trattenere qualche preda pescata in acque marine. Va sempre rispettata la misura minima (quella prevista dalla legge è di 20 cm) ed il quantitativo catturabile, ricordandoci che non ha assolutamente senso trattenere pesci pescati in determinati contesti, come fiumi inquinati o all’interno di porti commerciali tra gli scarichi delle barche.
Il ponte della scafa o di Tor Bacciana è l’ultimo ponte sul fiume Tevere prima della foce (dalla quale dista circa 4 Km) e collega Fiumicino ad Ostia. Prima della bonifica delle paludi dell'agro romano (fine 1800) le due sponde del Tevere, grossomodo nel punto in cui sorge oggi il ponte, erano collegate da una imbarcazione detta appunto «la scafa», da cui l’attuale nome del ponte.

Nel 1916 questo servizio di traghetto venne sostituito da una coppia di ponti in traliccio di ferro. L'attuale ponte della Scafa fu progettato nel secondo dopoguerra da Vito Camiz e venne inaugurato il 2 dicembre 1950.
Per pescare in questo spot occorre solo la licenza di pesca nazionale per le acque interne, ma attenzione al divieto di pesca con il bigattino del comune di Fiumicino di cui fa parte la sponda destra del Tevere. Abbiamo scelto uno spazio fra i tanti rimessaggi per montare la nostra sedia e, a dire il vero, senza badare troppo alla marea, abbiamo iniziato a scaricare qualche method di pastura sul fondo ad una distanza di 15 metri con un fondo di circa 3 metri. Se i pesci sono in zona e sono ben disposti ben presto dovremmo iniziare a vedere le mangiate che danno alla pastura sul piombo trasmettersi al vettino e poi le piegate veloci della vetta una volta allamati.
La pastura in questo approccio riveste un’importanza particolare dovendo essere in grado non solo di attirare i muggini ma di poter essere lavorata su un piombo da method e resistervi, a seconda della profondità e dell’eventuale corrente che affrontiamo, almeno fin quando il feeder non giungerà sul fondo per poi lentamente iniziare a disfarsi. Sfarinati da “fondo mare” indirizzari agli sparidi oltre che ai muggini di solito si comportano abbastanza bene anche se è importante arrivare a capire correttamente la meccanica di questi prodotti e la bagnatura della quale necessitano a seconda della condizione di impiego. Si possono utilizzare anche sfarinati “da method“ ed in generale rendono bene pasture alla sardina, aglio, cozza e GLM (green

lipped mussel) oltre che quelli al formaggio; anche il krill ha un forte ascendente su questi pesci.
Pescando in fiume, anche se a corta distanza, con mucchi di alghe nel sottosponda e canneti sulle rive ai nostri lati, conviene affidarsi ad una canna da 12 piedi non troppo dura ma che deve consentirci anche di forzare un po’ i muggini più grandi evitando che trovino rifugio da qualche parte. Abbineremo un mulinello di medie dimensioni per questa tecnica, diciamo un 4000 con un buon 0.23 in bobina. Un guadino di circa 4 metri con una testa capiente completeranno la nostra attrezzatura, oltre ovviamente alla seduta.
La scelta del feeder andrà fatta riferendosi essenzialmente a due modelli. Flat method inline e flat method elasticated, laddove scegliendo il modello con elastico si potrà avere il beneficio di poter contare sul potere ammortizzante dei quest’utlimo e magari azzardare un finale un po’ più morbido e leggero. Nel mio caso ho puntato sul modello inline scegliendo un Drennan in-line flat method feeder Large da 45 gr molto adatto alla circostanza: il modello tiene molto bene il fondo anche con una leggera corrente. “Alla Scafa” si ha la possibilità di “incocciare” anche esemplari di taglia notevole dunque si pesca con finali tutt’altro che leggeri. Il method scelto consta di un connettore (quick change method connector) fornito insieme al feeder, che consente un rapido montaggio ed eventuale semplice sostituzione del finale che deve essere sempre perfetto in questa pesca. Questo

accessorio consente di poter fare sia un montaggio fisso che un montaggio scorrevole. Ricordiamoci di acquistare anche la formina corrispondente (feeder mould). Per eseguire il montaggio semi fisso si procede come segue: si prende il feeder, si rimuove il connettore e si passa la madre lenza attraverso il feeder per circa 25 cm. Poi si esegue un” brillatura” di circa una dozzina di centimetri che occorrerà chiudere con un nodo ad otto tagliando poi l’eccedenza di filo a circa 1\2 cm dal nodo. A questo punto si apre il connettore, che consta infatti di una boccola e dell’attacco vero e proprio simile ad una S ), e si passa l’asola posta alla fine della brillatura della nostra madre lenza
Premesso che siamo alle prese con pesci lunatici per cui quello che va bene oggi a volte non andrà bene domani e che con questa tecnica ho visto molte persone nascondere semplicemente gli ami vuoti nella pastura e catturare perfettamente, io preferisco sempre innescare qualcosa all’amo. Mi sono trovato molto bene con dei prodotti della Dynamite Baits, ottime le nuove Swim Stimm Durable Hookers 4mm, le White Amino per esempio. Perfette anche per essere innescate direttamente sull’amo, morbide ma tenaci svolgono egregiamente il loro lavoro ed in acqua lentamente disperdono la loro essenza. Ho fatto buone pescate anche con pop-up nuggets bianche e marroni eventualmente dividendole perfettamente a metà. Si possono innescare anche tutte le varie pellet da innesco più o meno morbide e non per forza affondanti sempre nei gusti che sappiamo essere preferiti dai muggini, le varie band-um piccole. C’è poi chi in mare preferisce innescare una briciola di petto di pollo o tacchino, e devo dire che funziona egregiamente. La lista delle cose da mettere sull’amo è veramente molto lunga, per esempio

anche un tocchettino di verme coreano.
Braided o nylon? Premesso che essendo alle prese con pesci smaliziati e spesso di taglia anche l’uso di un sottile braided potrebbe essere molto indicato, nell’occasione mi sono affidato ad un comune nylon da finali, un buon 0.18. L’innesco è ben nascosto nella palla di method ed il corto finale, come al solito una decina di cm, non deve essere però troppo esile in quanto collegato ad un peso non indifferente (45 grammi di feeder più il peso della pastura). Dopo parecchie prove in diversi ambienti ritengo che il finale debba avere due ami, meglio se posti in sequenza sullo stesso spezzone di nylon. Per forza di cose almeno uno, quello “a monte“, dovrà essere ad occhiello. Senza complicarci la vita scegliamo un modello dal filo fino e discreto ma sufficientemente robusto e con l’occhiello dritto, innescheremo direttamente sull’amo. Per eseguire questo finale si procede come segue. Si taglia uno spezzone di nylon di circa 20 cm e si lega ad uno dei due capi liberi il primo amo, quello che poi verrà a trovarsi più in basso, io (che scelgo due ami ad occhiello) di solito eseguo un palomar. Poi si fa passare il capo libero del filo nell’occhiello del secondo amo e si scorre giù per la lenza sino a che la curva di questo amo non dista circa 2 cm dall’occhiello dell’amo sottostante ed a questo punto si esegue per forza di cose un nodo non-nodo (knotless knot). Non resta che eseguire l’asola a monte che fungerà da collegamento del finale al connettore. Ribadisco di fare attenzione alla scelta dell’amo perché, in foce e nei porti può capitare di trovare gli ami troppo leggeri aperti o letteralmente “masticati” probabilmente dalle Orate e quindi regoliamoci di conseguenza.
Pescando in mare le sorprese sono rappresentate principalmente dagli sparidi (orate, saraghi, mormore) e dalle spigole. In acque dolci e salmastre possiamo trovare tutti i pesci di fiume che generalmente si possono catturare con questa tecnica e dunque carassi cavedani e carpe in primis, ovviamente in base alla distanza dalla foce alla quale si pesca.

























