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Passate tiberine

Aggiornamento: 14 giu

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C'è un luogo dove la biodiversità la fa da padrona. Il fiume Tevere da diversi anni è diventato un luogo di incontro di diverse specie ittiche che stiamo imparando a conoscere. Breme, Gardon e Barbi europei convivono con i famosi Cavedani oversize che popolo le acque del “biondo”. Tra le tecniche più avvincenti c'è senza dubbio la pesca con la bolognese con il bigattino.

Amore e odio da sempre il fiume Tevere è stato al centro dei diversi dibattiti di romani e non. Una delle famosissime frasi del film Gallo Cedrone di Carlo Verdone “Sto fiume ce serve o nun ce serve” la dice lunga dell'opinione degli abitanti della città eterna nei confronti del famosissimo fiume. Caratteristico e affascinante nel suo percorso a “esse” che lambisce il centro storico della capitale e i suoi alti muraglioni per proteggere la città sono un caratteristico balcone per turisti e non. Ma per quanto riguarda la pesca sportiva “sto fiume ce serve o nun ce serve?”.

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Finalmente è primavera e il fiume dopo un inverno fatto di piene e freddo incomincia la sua trasformazione. Pesci e temperature come da sempre vanno di pari passo e questo innalzamento repentino ha messo in attività i nostri amici pennuti. Le settimane precedenti sono trascorse consultando i vari siti meteo. Ormai le temperature sopra i venti gradi hanno decretato l'inizio della stagione della pesca in fiume. Da sempre la diga di Castel Giubileo è un interessate crocevia di tantissimi pescatori romani e non. Tantissimi pescasportivi si cimentano con svariate tecniche alla ricerca dei bellissimi ciprinidi che popolo le acque del fiume Tevere.

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Oggi focalizzeremo l'attenzione sulla tecnica della pesca con la bolognese. La pesca con la bolognese è tra le pesche più utilizzate su i fiumi italiani e lo stesso vale anche per fiume Tevere. Questo tratto di fiume è condizionato molto dalla diga. Nei primi mesi della stagione sarà un fattore determinante. I continui cambi di livello causati dalla stessa tendono a bloccare un po' il pesce. Poi con l'andare avanti della stagione questo fenomeno tende sempre a diminuire e avremmo un livello costante per tutta la giornata. Per quanto riguarda la pesca in passata i nostri “avversari” saranno maggiormente Breme, Gardon, Barbi europei e Cavedani. La caratteristica di questo tratto è la taglia delle specie. Raramente dall'altra parte della lenza ci ritroveremo avversari di piccole dimensioni. La presenza di predatori si fa sentire Siluri e Perca fanno una selezione naturale importante. Potremmo dividere con una linea immaginaria il tratto in due tronconi. Il primo tratto più vicino alla diga e quello più a valle.

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Nel primo avremo un fondale basso e veloce. Nei periodi estivi si può tranquillamente pescare in acqua facendo passate alla ricerca di barbi e cavedani. Il fiume in questo tratto prende la conformazione torrentizia. Ciottoloso e rapido. Scrutando con attenzione il fondale noteremo dei ciuffi di alghe filamentose. La borraccina. Un esca ormai caduta nel dimenticatoi ma per anni usata da tantissimi pescasportivi innescandola a ciuffi su ami generosi. Tralasciando la mitologica borraccina l'esca che ne fa da padrona è senza dubbio l'universale bigattino. In questo tratto come dicevamo c'è una corrente sostenuta è l'uso del bigattino incollato risulta un approccio da non sottovalutare. La pesca a corta distanza è da preferire in questa porzione di fiume che si sviluppa sulla distanza dei dieci metri la pasturazione sarà per la maggior parte effettuata con la fionda. Qui le canne corte nell'ordine delle bolognesi di cinque,sei metri saranno l'attrezzo più idoneo. Ovviamente più ci avviciniamo alla sponda e più saremo di fronte ad un fondale irregolare ecco perchè l'uso dell'incollato può essere controproducente. Passate “a volare” con poco appoggio saranno il dictat per avere la meglio su i barbi e astuti cavedani. Se dovessimo trovare un passata pulita dove avremmo la possibilità di appoggiare di più la nostra lenza sul fondo è tutto di guadagnato sopratutto per le chance di catturare i bellissimi barbi europei.

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In quel caso un po di incollato può essere l'arma in più. Senza però esagerare. Le nostre palle di incollato non saranno indifferenti alla presenza dei siluri che sentendo il rumore delle sfere sulla superficie dell'acqua arriveranno in zona e faranno scappare gli altri pesci. In questo tratto di Tevere riuscire a fare delle passate pulite e lineari non è di certo la cosa più semplice del mondo. Dovremo far fronte a diverse linee di passata. Di fronte ai noi ci sono ancora i resti del vecchio ponte e lo stesso crea linee di correnti diverse. Per una corretta azione di pesca e quindi anche di pasturazione la prima cosa da fare è individuare quale linea di passata vogliamo fare capire come entrare nel filo di corrente e che fondale abbiamo di fronte. Questi tre punti sono fondamentali per capire come pasturare sia a fionda che con l'incollato. Le lenze sono abbastanza elementari lenze corte su i cinquanta centimetri e con fili generosi. L'importante non è la lenza in se per se ma come la si fa lavorare in acqua. Passate e trattenute devono essere fatte in maniera corretta. I nostri acerrimi nemici saranno i vari rigiri che specialmente a diga aperta il fiume farà. Quindi passare su linea sbagliate può rendere le nostre passate sterili. L'azione di pesca è la seguente. Lancio a monte trattenuta per far entrare la nostra lenza sulla linea di passata scelta e far scorrere il nostro galleggiante nella maniera più corretta possibile e ricominciare. Le affondate saranno nette e i combattimenti con i bellissimi barbi che colonizzano questo tratto metteranno a dura prova le nostre attrezzature.

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Il tratto più a valle invece a delle caratteristiche quasi opposte. Qui il Tevere ha un fondale più alto e quindi una corrente più docile. Oltre ai famigerati barbi in questo tratto ci troveremo di fronte alle famosissime breme oversize che popolano questo tratto. Prediligo una linea di passata lunga utilizzando una sette metri. Qui il fondale è regolare senza troppi incagli. La passata a differenza del tratto a monte è più lineare. In questo tratto la pasturazione che prediligo è quella con il bigattino incollato per poi rigirare la pesca con la fionda. Vale lo stesso concetto del tratto precedente.

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Bisogna studiare le vaie lineee di passata per capire la conformazione del fondale. Avendo un fondare regolare tendo ad appoggiare il terminare sul fondo. Questo rende la lenza più stabile. Passare dove abbiamo pasturato con l'incollato è di fondamentale importanza. Non a caso appena passeremo sopra la nostra pasturazione ed effettueremo delle leggere trattenute avremo la mangiata. In questo tratto in questi anni ho notato che appoggiare una buona quantità lenza può fare la differenza. Il famigerato “reverse dragging”. Questo approccio molto spesso viene visto in modo errato da molti pescatori ma fatto nella giusta maniera può garantirci ottime chance con barbi e breme in primis ma anche su i furbissimi cavedani. Per utilizzare questa tecnica avremmo bisogno di un galleggiante a spalle larghe con astina portante. Appoggeremo molto la lenza sul fondo e quindi non ci possiamo permettere finte affondate. La lenza costruita con pallini schiacciati deve essere lunga dato che appoggeremo più della metà sul fondo. L'effetto che vedremo sarà quello del galleggiante in direzione opposta alla corrente e quindi sia lui che la nostra lenza freneranno molto la passata. Le affondate saranno nettissime. Il nostro compito sarà solamente effettuare l'appoggio giusto e la trattenuta corretta in fase di passata. Il fiume Tevere è un spot che farebbe invidia ai più grandi fiumi europei se solo le istituzioni e le associazioni credessero di più in questo spot saremmo il fiore all'occhiello di tutta europa.

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Quindi se dovessi rispondere alla domanda “sto fiume ce serve o nun ce serve” la risposta sarebbe.. si ce serve... ce serve come er pane.



 
 
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