Presagi dorati
- La Redazione
- 15 apr 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 14 giu
Testo e foto di Antonio Scarfone

La colonnina di mercurio ha un repentino sussulto verso valori più alti delle medie stagionali, anche la pressione atmosferica registra un sobbalzo all’insù in una condizione climatica atipica per il periodo in corso. Le previsioni lasciano intravedere una temperatura dell’aria in aumento ad anticipare venti di scirocco con comparse di successive forti mareggiate. Il mare si appresta a vivere un cambio meteorologico repentino ed improvviso. Energia in accumulo pronta a doversi poi disperdere. Occasione unica per la pesca se pensiamo la stagione fredda ha fatto ormai il suo ingresso. L’alleato principe, in questo caso è il buio della notte, custode di calore nel

contenitore mare, anticipando il sorgere del sole. È in quell’ora prima dell’alba che prepareremo il nostro spazio d’azione per uscire, si spera, vittoriosi entro la successiva ora di luce del giorno, quando solitamente le orate avvolte dai primi
tepori dell’alba amano girovagare in cerca di cibo. L’edicola di San Giorgio è rivolta verso mare, la zona in cui ci troviamo si identifica con il toponimo del Santo raffigurato possente in sella ad un cavallo fiero di sconfiggere il drago del male terreno. Luce di speranza a trafiggere ogni buio. Presagi. Le barche a vela ed i piccoli gozzi affollano l’unico pontile garante di attracco e riparo in vista dei marosi attesi. Siamo in due e dobbiamo pescare per bene in uno spazio minimo ad aprirsi in testa al pontile dello storico attracco della nautica San Giorgio di Sapri i cui proprietari, amici di vecchia data, ci hanno concesso eccezionalmente di pescare. Le serigrafie delle bolognesi, messe a fuoco dal riflesso di luce rossa delle lampade frontali, trafiggono di netto la camera buia della notte, stiamo per diventare finalmente un’unica dimensione iniziando ad adagiarci pian piano in acqua con tutta la nostra voglia di pescare

L’unica voce dello spot prescelto è il lamento del pontile galleggiante, a dettare i tempi di un susseguirsi di correnti sommerse in asse Sud-Ovest Nord-Est sotto un fondo di sola sabbia. Conosciamo bene la zona di pesca, sappiamo non esserci pesce sui primi strati dell’acqua a sciupare la caduta dell’esca. Dobbiamo però necessariamente stare subito in terra. È qui che speriamo di poter incontrare l’orata di taglia.
Non solo bolognese classica
Ricercando soprattutto l’orata abbiamo dovuto impostare un sistema pescante che meglio potesse “ricercare” ed “intercettare” il bellissimo grufolatore. Per quanto riguarda l’attrezzatura chi vi scrive ha utilizzato una canna bolognese di sette metri per adagiare in acqua 2g di piombo con tutti pallini di egual misura inizialmente raggruppati per formare un bulk e poi equidistanti tra essi per 15cm ad aprirsi verso il basso per da avere una spallinata in circa 180cm, ad entrare così nelle grazie naturali della corrente verso il fondo, a ben tarare un galleggiante a goccia. Gianluigi con una sei metri ha scelto un sistema pescante con una torpilla di 3,5g e dei pallini a tarare un galleggiante boided da 4g. I finali sono stati caratterizzati da un ottimo fluorcarbon dello 0,125 lungo circa 115cm a cui è stato legato un amo del diciotto innescato con due bigattini.

Vedremo come questa impostazione della lenza ha dato, per entrambi, almeno in questa occasione ed in questo spot, i suoi frutti. E’ soltanto l’esperienza del pescatore e la propria interpretazione dei fattori climatici ed ambientali, in base anche alla specie che si vuol insidiare, a determinare l’esito della pescata. Subito dopo il sorgere del sole, per avere sempre il controllo visivo del galleggiante, soprattutto durante la cosiddetta ora d’oro, ci è venuta in aiuto l’astina preventivamente colorata di con un pennarello indelebile. Pescando dai pontili, ma in generale in ogni spot privo di incagli, dotatevi sempre di una nassa così da conservare e preservare le caratteristiche organolettiche del pescato, nonché di un guadino di almeno quattro metri per far sì la fase di guadinatura avvenga il più lontano possibile dal pontile stesso elemento di rischio per un’ultima fuga del pesce.
Leggere e pasturare, giù sul fondo!
Una volta arrivati sullo spot di pesca, dopo averne sondato il fondo, abbiamo notato, “leggendo l’acqua”, seppur con mare apparentemente calmo in superficie, una corrente capace comunque di deviare in modo considerevole i bigattini. Pescando in uno spazio davvero ristretto abbiamo preparato il terreno di pesca impiegando degli sfarinati fondo mare in cui sono stati aggiunti sia dei bigattini sia del pellets, un prodotto che, soprattutto per le orate, se utilizzato correttamente può far sì restino concentrate in zona per molto tempo.

Unire sfarinato-pellets-bigattini risulta utile soprattutto in presenza di evidente corrente in modo poi da portare sulla zona interessata dalle nostre sfere di pastura anche la scia dei bigattini eventualmente fiondati nonché il nostro innesco. Ben diverso è se fiondassimo il pellets in quanto immergendosi più rapidamente dei bigattini, per via di un suo maggior peso specifico, andrebbe a cadere su un’altra zona del fondo, rischiando poi di stare “fuori pesca”. Va ricordato di come l’orata, soprattutto quelle più grandi, vanno a grufolare sul fondo, limitando i movimenti, quindi è importante il nostro innesco lavori per bene a poca distanza dalla zona pasturata.
Abboccate lampanti!
I primi pinnuti a darci il risveglio sono stati dei saraghi, subito rilasciati. Stiamo per entrare in quel magico cambio di luce tanto atteso fin dal giorno precedente e non abbiamo neppure il tempo di percepirne l’inizio che il galleggiante di Gianluigi segnala una tocca diversa. È un attimo ed è subito inghiottito dagli abissi. Capiamo, subito, si tratti di una orata a rasentare il fondo senza volersi staccare. Non accenna a partire, piuttosto è Gianluigi a seguirne la direzione quasi la sua bolognese fosse un improvvisato timone ora verso ponente poi verso levante finché il filo in bando inizia a tendersi e l’amo a pungere sempre di più. Da qui in poi è l’inizio dell’imporsi di un’altra voce a sovrastare quella del cigolio del pontile: la voce più armonica della frizione del mulinello! È l’inizio di un combattimento tanto atteso quanto rischioso perché siamo letteralmente chiusi da barche di cui una, verso terra, a vela. Esco subito dall’acqua con la mia “verdona”, lasciando a Gianluigi spazio per far si possa avere più raggio d’azione controllando le repentine partenze verso il largo. Una, due, poi invece giù a voler trovare salvezza sotto il pontile e tra le cime dei pontili disseminate ovunque. A metà combattimento riusciamo a scorgere volta un riflesso argenteo ad illuminare il mare, è un’orata fantastica e non accenna in nessun modo la resa. Dopo un bel pó di pazienza ed un combattimento emozionate, la disperata ultime ricerca di puntare nuovamente il fondo verso la cima di poppa di una barca a vela. Il tutto è reso vano dall’abilità di Gianluigi ad aver saputo controllare, nonostante il finale al limite per il peso della preda, le fughe di un pesce da copertina pescato a bolognese! Siamo nuovamente, subitissimo, in pesca, non distraetevi mai dopo un pesce del genere portato a guadino, perché vuol dire i pesci sono “entrati in pastura”

girovagando intorno al fondo ricco di cibo finchè duri la loro frenesia. Nemmeno il tempo di pensare quanto poc’anzi scritto che questa volta è il mio galleggiante a partire. Ancora orata, più possente e testarda a trainarmi, è proprio il caso di dirlo, giù in parallelo al pontile rasentando sempre il fondo. Riesco, seppur per poco, a farla dirigere verso il largo, la schiena della “verdona” forte dei suoi anni asseconda per bene i cambi di direzione del pesce fin quando, questa volta, la seconda orata trova salvezza strusciando la deriva della barca a vela. In circa un’ora dalla prima abboccata riusciamo a prenderne altre cinque di taglia inferiore di cui tre, sottomisura, rilasciate. Decidiamo di tenerne tre, sia per non abbandonare a se stessa in nassa la più grande sia perché ci è sembrato di essere legati fin dall’inizio dell’azione di pesca ad una relazione trinitaria pesca-passione-mare non spezzata poi, anche, nel numero del pescato finale!